Bisognerebbe stare bene attenti quando si parla di “Sicurezza”. Bisognerebbe intendersi a fondo, in maniera completa.
Ci sono le “Leggi sulla Sicurezza”, che dovrebbero garantire sicurezza al cittadino e alla comunità. E poi c’è la Legge delle Leggi, quel filo di Diritto superiore che rimanda direttamente all’ordito della nostra Costituzione. Quel filo che dovrebbe garantire in maniera suprema che quelle leggi siano esse stesse sicure per i singoli e per le istituzioni stesse.
E non è una questione riservata ai fini giuristi, non è una roba da avvocati o da addetti al diritto. No, è qualcosa che riguarda tutti. Grandi e piccini. Ogni cittadino italiano.
Ed è una cosa che capirebbe anche una bambina, o un bambino, della Scuola Elementare:
“Sicurezza delle Leggi, Sicurezza dalle Leggi”.
C’E’ nella nostra Costituzione la formula precisa, tuttavia non definitiva, di un equilibrio, tra la “sicurezza” che si cerca di ottenere con l’esercizio delle Leggi e la “sicurezza” delle Leggi stesse, della loro corretta applicazione e attuazione concreta, regolata dal Principio Costituzionale superiore.
“La responsabilità penale è personale. L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva. Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”[ Art.27].
Occorre ricordarlo : E’ in questo EQUILIBRIO, per sua natura dinamico e soggetto a spinte, tensioni e continui spostamenti, che si gioca la vera partita dello Stato di Diritto.
In ballo c’è l’incolumità della Persona e la stessa vita del Principio di Diritto, l’integrità dell’edificio giurisdizionale nel suo insieme.
E’ una roba molto seria.
Lo capirebbe anche un bambino.
Da un lato c’è il rapporto tra il bene giuridico offeso, cioè il diritto leso, e la pena inflitta al reo dell’azione delittuosa.
Rubi la marmellata, rispondi male ai maestri, hai stracciato il libro? Ecco che la mamma, e/o il papà, la maestra o il maestro, sono lì a ricordarti quale regola hai infranto, a spiegarti il perché il tuo comportamento non è corretto, a farti notare a chi hai arrecato danno e a indicarti un modo migliore di agire anche attraverso l’uso di ammonizioni (rimproveri) e punizioni (note, assegnazione di compiti ecc.)
Dall’altro però c’è il rapporto tra pena inflitta, spazio e tempo detentivo e il Diritto del condannato ad una detenzione che non sia contraria ai principi di umanità e che implichi il carattere riabilitativo, rieducativo, della pena.
Magari hai fatto anche cadere il barattolo che si è distrutto sul pavimento della cucina e si è sporcato tutto. Hai combinato un disastro: OK. Il rimprovero, l’ammonizione, sono inevitabili. Così come inevitabile appare una punizione: ” Hai esagerato, non toccherai più marmellata per un mese!!” O anche: “Guarda che hai combinato, ora mi aiuterai a pulire tutto e a rimettere le cose a posto!!
Ci sta! Ma…, Papà, Mamma, l’insegnante, gli educatori, non possono esagerare nei rimproveri e/o nelle punizioni. Non possono e non devono superare un certo limite. In una parola non devono “abusare” del loro ruolo e del loro “compito” educativo. Perché esattamente come i più piccoli anche loro devono sottostare a delle regole ben precise. Anche loro hanno qualcuno che può “controllare” se svolgono bene i loro compiti. In ogni caso, quindi, il rimprovero “deve” essere costruttivo, non distruttivo e “non può” sfociare nella violenza psicologica, l’ammonizione le eventuali punizioni non devono prostrare, opprimere, mortificare, proprio perché DEVONO TENDERE alla riEducazione.
E anche per quanto riguarda gli adulti, le pene, i provvedimenti, non devono essere afflittivi oltre la misura iscritta nella giusta relazione tra pena e azione delittuosa commessa e devono tendere , attraverso l’opera di rieducazione al massimo reinserimento sociale possibile. Coincidendo con questo il massimo grado di sicurezza sociale auspicabile.
Altrimenti, la dove il genitore o il maestro o l’educatore, o gli agenti di Publica Sicurezza o delle Forze dell’Ordine o della Polizia Penitenziaria, abusassero del ruolo che ricoprono e che gli viene affidato dalla Legge, superando alcuni precisi limiti di Diritto, sarebbero loro stessi, di fronte a quello stesso Diritto, a quella stessa Legge, giudicabili per le azioni compiute e si ritroverebbero inevitabilmente a risponderne sempre davanti alla stessa Legge.
In Italia il Tribunale che esercita la Giurisdizione sulla Pena come è noto è il Tribunale di Sorveglianza *
Non si vuole entrare in questa sede in questioni squisitamente tecniche, lo abbiamo detto, non è una questione riservata agli “addetti ai lavori”.
Quello su cui si vuole “brevemente” riflettere è che nell’ Ordinamento italiano esiste un Istituzione Giurisdizionale precisa a garantire che la pena inflitta con la sentenza di condanna non rimanga qualcosa di immodificabile, ma che nel corso della sua esecuzione possa andare soggetta ad attenuazioni e modifiche di carattere quantitativo e qualitativo, nella prospettiva della migliore attuazione del principio del reinserimento sociale; la “separatezza” del carcere, la pena detentiva, il luogo e il tempo dell’espiazione di quella pena, non devono costituire elementi controproducenti rispetto al fine superiore della rieducazione e del reinserimento sociale del condannato; tale “separatezza” può e deve essere mitigata attraverso strumenti che realizzando adeguati contatti con l’esterno, realizzino il principio di equilibrio tra punizione e rieducazione indicati nel nostro ordinamento Penale.
Infatti, lo capirebbe anche un bambino, la pena detentiva fine a sé stessa, utilizzata quale risposta generale, univoca e indifferenziata al reato, non farebbe altro che moltiplicare esponenzialmente il campo di “insicurezza”, creando criminalità anziché prevenirla.
Se invece la pena, e quindi la detenzione, deve rieducare e reinserire, allora la rieducazione e il reinserimento non possono avvenire soltanto nel carcere: occorrono aperture rispetto al mondo esterno e contatti con la rete di comunità esterna. Occorre tenere in Equilibrio l’istanza punitiva e l’istanza riabilitativa. Per la Sicurezza di Tutti…….
Il Giusto Equilibrio.
Quando questa equazione tra forze che hanno potenzialmente un valore contrastante, istanza retributiva-punitivo-afflittiva e istanza rieducativa -riabilitativa, viene svolta dalle istituzioni, e dalle persone che ne ricoprono i ruoli, in maniera costituzionalmente corretta , allora l’architettura del Diritto regge e protegge ognuno dai pericoli, dalle insidie, dai danni e dagli attacchi che ognuno potrebbe ricevere muovendosi in un territorio selvaggio non regolato da alcuna norma se non quella delle leggi della natura, tra cui la più famosa è quella che il più forte si nutre del più debole.
Ma, la dove questo bilanciamento di istanze va in crisi, si assiste, per quanto riguarda la struttura del nostro ordinamento penale, ad un collasso drammatico: il tetto (le Leggi sulla e per la Sicurezza), che dovrebbe proteggere e tenere “al sicuro”, crolla addosso a chi è sotto di lui. Letteralmente frana su quello spazio di Diritto che avrebbe dovuto difendere. Il filo di Diritto superiore si spezza e dei Principi Costituzionali rimangono macerie.
Sorvegliare il Punire
Come nell’Istituto Penale Minorile “Cesare Beccaria” di Milano dove si è in questi giorni si è ampliata l’indagine sulle violenze e maltrattamenti commessi da alcuni agenti di polizia penitenziaria ai danni dei ragazzi detenuti tra il 2021 e il 2024. DOVE Sembra emergere un “sistema endemico di violenza”, coperto da dirigenti e personale sanitario. Gli indagati sono saliti da 42 a 51, tra cui agenti, comandanti, due ex direttrici, un’ex vicedirettrice e medici che avrebbero falsificato referti. Le violenze, spesso in zone senza telecamere, includevano pestaggi, minacce e isolamento punitivo.
Nella fase preliminare in cui si trova, l’indagine sta facendo luce su una serie di abusi che riguarderebbero 33 giovani vittime in un contesto di complicità, connivenze istituzionali e radicata omertà in un istituto nato specificatamente per la rieducazione…
Ma…on è interessante in questa sede fare cronaca giudiziaria. Quello che può essere interessante per tutti è riflettere ancora una volta sul rapporto tra reato commesso e pena inflitta. E sulla relazione tra pena detentiva, diritti del condannato e compito rieducativo.
Riflettere su come, nel Sistema Giustizia, tenere pulita la Stanza del Diritto sia interesse di tutti.
Disinquinare, disintossicare il luogo ed il tempo della detenzione dalle carenze e dalle disfunzioni istituzionali, dagli abusi, dalla tendenza fuorviante a riconoscere nella pena il solo elemento afflittivo, può rappresentare il solo modo per “produrre autentica sicurezza sociale”.
Perché solo allora il luogo e il tempo della detenzione potranno diventare, non solo tempo e luogo della separazione, dell’esclusione e dell’espiazione, ma luogo e tempo di revisione, di rielaborazione, di riparazione di ri-attraversamento e di recupero. La pena quindi come percorso, spesso complesso, articolato, difficile, di ri-educazione o addirittura di ri-costruzione del sé.
Un sé recuperato alla società e al suo sistema di regole e di leggi. Che poi rappresenta il bene giuridico superiore cui tende la nostra Costituzione, il nostro Ordinamento Penitenziario. E che dovrebbe essere anche l’obiettivo primario dal punto di vista della sicurezza. Ciò che dovrebbe manifestare il reale stato di salute del Sistema Giustizia ed il suo livello di Sicurezza.
In caso contrario i luoghi della detenzione e dell’esecuzione della pena, gli istituti penitenziari e i dispositivi di sicurezza diventano insicuri. Per tutti e per il sistema stesso.
Così come succede quando certe leggi particolarmente repressive o punitive saturano e inquinano il campo giurisdizionale sovraccaricando il sistema penale e mandando al collasso il nostro sistema penitenziario…….
Ma qui, per la verità, siamo già oltre il campo di queste “brevi riflessioni”, qui entriamo in una storia ancora più lunga. Una storia in cui bisognerebbe riflettere sul rapporto tra Istituzione, Proibizione, Devianza, Politiche di Prevenzione e concezioni della Punizione.
Forse una storia complessa, ma certo anche questa condivisibile con Grandi e Piccini >*
s.i. 9/11/25








































